Sinodo 47°, costituzione n. 147.
Il consiglio pastorale parrocchiale
1. Un momento significativo della partecipazione all’azione pastorale della parrocchia si realizza anche mediante il “consigliare nella Chiesa”, in vista del comune discernimento per il servizio al Vangelo. Il consigliare nella Chiesa non è facoltativo, ma è necessario per il cammino da compiere e per le scelte pastorali da fare. Il consiglio pastorale parrocchiale e, nel suo settore e con la sua specificità, il consiglio parrocchiale per gli affari economici, sono un ambito della collaborazione tra presbiteri, diaconi, consacrati e laici e uno strumento tipicamente ecclesiale, la cui natura è qualificata dal diritto-dovere di tutti i battezzati alla partecipazione corresponsabile e dall’ecclesiologia di comunione.
2. Il consiglio pastorale, in una corretta visione ecclesiologica, ha un duplice fondamentale significato:
da una parte rappresenta l’immagine della fraternità e della comunione dell’intera comunità parrocchiale di cui è espressione in tutte le sue componenti,
dall’altra costituisce lo strumento della decisione comune pastorale, dove il ministero della presidenza, proprio del parroco, e la corresponsabilità di tutti i fedeli devono trovare la loro sintesi.
Il consiglio pastorale è quindi realmente soggetto unitario delle deliberazioni per la vita della comunità, sia pure con la presenza diversificata del parroco e degli altri fedeli. E’ quindi possibile definirlo organo consultivo solo in termini analogici e solo se tale consultività viene interpretata non secondo il linguaggio comune, ma nel giusto senso ecclesiale. I fedeli, in ragione della loro incorporazione alla Chiesa, sono abilitati a partecipare realmente, anzi a costruire giorno dopo giorno la comunità; perciò il loro apporto è prezioso e necessario. Il parroco, che presiede il consiglio e ne è parte, deve promuovere una sintesi armonica tra le differentiposizioni, esercitando la sua funzione e responsabilità ministeriale. L’eventuale non accettazione, da parte del parroco, di un parere espresso a larga maggioranza dagli altri membri del consiglio potrà avvenire solo in casi eccezionali e su questioni di rilievo pastorale, che coinvolgono la coscienza del parroco e saranno spiegati al consiglio stesso.
Nel caso di forti divergenze di pareri, quando la questione in gioco non è urgente, sarà bene rinviare la decisione ad un momento di più ampia convergenza, invitando tutti ad una più matura e pacata riflessione; invece nel caso di urgenza, sarà opportuno un appello all’autorità superiore, che aiuti ad individuare la soluzione migliore.
3. Un buon funzionamento del consiglio pastorale non può dipendere esclusivamente dai meccanismi istituzionali, ma esige una coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri, uno stile di comunicazione fraterna e la comune convergenza sul progetto pastorale. Una buona presidenza richiede al parroco qualità come la disponibilità all’ascolto, la finezza nel discernimento, la pazienza nella relazione. La cura per il bene comune della Chiesa domanda a tutti l’attitudine al dialogo, l’argomentazione delle proposte, la familiarità con il Vangelo e con la dottrina e la disciplina ecclesiastica in genere. É inoltre richiesta la necessità di una formazione assidua per coltivare la sensibilità al lavoro pastorale comune e va garantita la continuità, ma anche il ricambio, dei membri del consiglio.
4. Il consiglio pastorale è obbligatorio per tutte le parrocchie della diocesi. Criteri obiettivi di composizione, di rappresentanza e di funzionamento pastorale sono precisati nell’apposito direttorio diocesano, tenendo conto delle diverse tipologie di parrocchia presenti in diocesi. La durata del consiglio pastorale è di cinque anni e la comunità parrocchiale favorisca in ogni nuova composizione una intelligente e opportuna alternanza dei suoi membri.
5. Il consiglio, consapevole di non esaurire le possibilità di partecipazione corresponsabile di tutti i battezzati alla vita della parrocchia, riconosca, stimi e incoraggi le altre forme di collaborazione, in piena comunione con il parroco, per la costruzione della comunità.
6. Il consiglio pastorale si preoccupi di coinvolgere, ascoltare e informare tutta la comunità cristiana a proposito delle principali questioni pastorali inerenti la vita della parrocchia, ricercando gli strumenti più opportuni ed efficaci, compresa l’assemblea generale parrocchiale che può essere particolarmente utile in sede sia di progettazione sia di verifica.
Sinodo 47°, costituzione n. 134.
Formazione alla comunione e alla corresponsabilità
I consigli diocesani, decanali, parrocchiali, in quanto sono strumenti per l’attuazione della comunioneorganica della Chiesa particolare e mezzo concreto per la partecipazione dei battezzati, ciascuno con la propria vocazione, alla missione salvifica della Chiesa, siano espressione viva della porzione di Chiesa che sono chiamati a rappresentare e ad animare. In essi si attui sapientemente il “consigliare” e il “presiedere”. I loro componenti, presbiteri, diaconi, consacrati e laici, siano qualificati
non solo da competenza ed esperienza, ma anche da uno spiccato senso ecclesiale e da una seria tensione spirituale, alimentata dalla partecipazione all’Eucaristia, dall’assiduo ascolto della Parola e dalla preghiera; Sinodo 47°, costituzione n. 390. Gli organismi di partecipazione ecclesiale I fedeli laici che, partecipando a questi organismi, sono chiamati a svolgere l’importante funzione di consigliare nella Chiesa, abbiano consapevolezza di ciò che comporta tale responsabilità e la vivano in comunione con tutta la comunità della quale si pongono a servizio.
Organi del Consiglio Pastorale
Direttorio. 5.1.4
Organi del Consiglio Pastorale:
• Presidente
• Moderatori
• Segretario
• Giunta
• Commissioni Preparatorie
• Esperti
Segretario:
È scelto dal Parroco o dal Responsabile della CP, sentito il CPP/CPCP anche al di fuori dei consiglieri.
Compete al Segretario:
tenere l’elenco aggiornato dei consiglieri, trasmettere loro l’avviso di convocazione e il relativo ordine del giorno entro i termini dovuti, notare le assenze e riceverne l’eventuale giustificazione;
ricevere le richieste di convocazione straordinaria e le proposte per la formulazione dell’ordine del giorno;
collaborare con il moderatore di turno per la preparazione della sessione;
redigere il verbale delle riunioni e tenere aggiornato l’archivio del consiglio, da depositarsi presso l’archivio parrocchiale o della comunità pastorale.
Commissioni Preparatorie (temporanee):
Il parroco con i moderatori possono costituire una o più commissioni temporanee per preparare argomenti all’ordine del giorno delle varie sessioni. Le commissioni sono elette dal CPP/CPCP o nominate dal parroco/Responsabile. È opportuno che vi partecipino anche fedeli appartenenti ai diversi organismi presenti in parrocchia o incaricati per determinati settori. Alcuni fedeli possono essere invitati alle singole sessioni in qualità di esperti.
Come si svolgono i lavori del Consiglio Pastorale
Convocazione ed Ordine del Giorno:
Sessione ordinaria, almeno ogni due mesi.
Sessione straordinaria, su proposta/richiesta:
o dal parroco o dal responsabile di comunità pastorale
o della maggioranza assoluta dei membri del CPP/CPCP (occorre precisare i temi),
o in attuazione di disposizioni diocesane, che sottopongano ai consigli pastorali determinate tematiche.
Le date delle Sessioni ordinarie siano previste nel calendario annuale della parrocchia o della comunità pastorale e portate a conoscenza dell’intera comunità dei fedeli.
L‘Ordine del Giorno è stabilito o approvato dal parroco o dal responsabile della comunità pastorale, sentiti i moderatori, tenuto conto delle richieste dei consiglieri e dei fedeli presentate tempestivamente al segretario.
La convocazione e l’ordine del giorno deovno essere comunicati ai Consiglieri almeno 8 giorni prima delle sessioni (anche per il tramite della posta elettronica), salvo particolare urgenza.
Alla convocazione andranno allegati anche eventuali documenti preparatori o quanto comunque serve per una buona predisposizione della sessione.
Svolgimento della Sessione:
Le sessioni sono pubbliche, salvo diversa indicazione del parroco o del responsabile della comunità pastorale, sentiti i moderatori.
Possono assistere, senza diritto di parola, i fedeli che appartengano alla parrocchia interessata o a una delle parrocchie facenti parte della comunità pastorale.
Per la validità delle sessioni è richiesta la presenza del Parroco/Responsabile o un suo delegato e la maggioranza dei membri del consiglio.
Di norma i lavori sono introdotti da una breve relazione sul tema.
Il dibattito è guidato dal moderatore che concede la facoltà di parola e stabilisce il passaggio ai successivi punti all’ordine del giorno.
Per la validità delle deliberazioni è richiesta:
• la maggioranza dei due terzi dei presenti,
• la maggioranza assoluta dei presenti se si tratta di elezioni di una persona,
• la maggioranza relativa dei presenti se si tratta di elezioni di più persone.
Quando il CPP/CPCP è chiamato a deliberare su una proposta si danno le seguenti ipotesi:
• manifestazione di un consenso unanime;
• manifestazione di forti divergenze;
• manifestazione della necessità di un approfondimento del tema, e conseguente richiesta di
• rinvio della decisione;
• votazione (pubblica, salvo quanto si stratta di questioni personali o di elezioni).
• Dinanzi ad una deliberazione formale del CPP/CPCP il parroco può:
o confermare quanto deliberato;
o decidere in modo difforme rispetto a quanto deliberato solo in casi eccezionali e su
questioni di rilievo pastorale (in tal caso la decisione del parroco deve essere spiegata
al CPP/CPCP);
• in caso di forti divergenze di pareri, se la questione non è urgente, il parroco deve rinviare la decisione ad un momento di più ampia convergenza, invitando tutti ad una più matura e pacata riflessione;
• in caso di urgenza, se vi sono forti divergenze è opportuno un appello all’autorità superiore.
Verbale:
Ciascun consigliere può far annotare le proprie osservazioni.
Sono elaborati dal Segretario e da questi sottoscritti assieme al Presidente.
Devono essere proposti per l’approvazione del CPP/CPCP in occasione della sessione successiva. Sono conservati in parrocchia.
Quali attenzioni per uno svolgimento ordinato e fecondo delle sessioni
del Consiglio Pastorale
Un buon funzionamento del consiglio pastorale non può dipendere esclusivamente dai meccanismi istituzionali, ma esige una coscienza ecclesiale da parte dei suoi membri, uno stile di comunicazione fraterna e la comune convergenza sul progetto pastorale (Sinodo, cost. 147, § 3); una buona presidenza richiede al parroco/Responsabile qualità come la disponibilità all’ascolto, la finezza nel discernimento, la pazienza nella relazione. La cura per il bene comune della Chiesa
domanda a tutti l’attitudine al dialogo, l’argomentazione delle proposte, la familiarità con il Vangelo e con la dottrina e la disciplina ecclesiastica in genere (Sinodo, cost. 147, § 3);
le sessioni devono essere preparate per evitare discussioni improvvisate su argomenti non precedentemente studiati e approfonditi;
le sessioni devono essere condotte dal Moderatore al fine di moderare il confronto tra persone e condurre ad una decisione;
è necessario stare all’ordine del giorno, evitare prevaricazioni, sintetizzare quanto è emerso nella discussione, proporre con chiarezza gli argomenti da decidere;
è necessario evitare che la sessione del CPP/CPCP si riduca ad un’occasione per comunicazioni e avvisi;
è necessaria la continuità del lavoro al fine di non dimenticare quanto già fatto e discusso; come pure è necessario verificare come sono attuate le decisioni assunte;
è necessario verificare come sono attuate le decisioni assunte;
è necessario coinvolgere l’intera comunità con l’informazione e i rapporti tenuti da ciascun consigliere.